Esiste un tema familiare a tutti: i cervelli in fuga. Il leitmotiv è ormai uno storytelling ripetuto all’infinito: il costo della vita, le opportunità di carriera e lo stipendio spingono molti giovani a lasciare il mercato del lavoro italiano per trasferirsi all’estero. Di norma molti lasciano subito dopo la laurea, andando a frequentare un dottorato o un MBA nella nazione dove vogliono cominciare la loro carriera. Giovani uomini e donne che decidono di plasmare la loro carriera all’estero, in mercati a loro più congeniali. Tuttavia è crescente la popolazione di manager italiani che hanno fatto carriera all’estero che decidono di tornare in Italia.
Cervelli che tornano
Le sfide che un manager italiano affronta fuori dalla madre patria sono molteplici: estraneazione culturale, sistemi sociali differenti, stili alimentari, alternativi al nostro. A questo si aggiungono numerose regole e standard aziendali spesso differenti da quelli italiani, quando meno parlando di PMI. Ovviamente lavorare all’estero ha molti vantaggi: i manager italiani sono generalmente riconosciuti come figure strategiche, con molte risorse e creatività. Tuttavia il numero di manager italiani che dopo 15-20 anni all’estero decide di tornare è in crescita. “Mi piace pensare che molti manager vogliano tornare per portare la ricchezza culturale e lavorativa che hanno creato qui in Italia, per contribuire alla crescita del nostro Paese”, ci spiega Andrea Pietrini, Chairman di YOURgroup “c’è da considerare che il tessuto imprenditoriale e aziendale italiano ha ancora qualche difficoltà nel riconoscere il valore dei manager italiani. Per molte PMI una esperienza decennale all’estero difficilmente si concilia con un ruolo a tempo indeterminato per il nuovo venuto. In questo senso il ruolo di fractional manager assume una crescente interesse presso i manager che ritornano” chiarisce pietrini.
Conviene sul tema anche Michele Colombo, ruoli manageriali apicali in agenzie pubblicitarie leader, in tutte le più grandi capitali del mondo. “Sono rientrato in Italia perché, dopo 25-30 anni in giro per il mondo. A Londra ho vissuto la pandemia e li ho compiuto 61 anni: figli ormai indipendenti, con mia moglie abbiamo deciso di tornare. Abbiamo scelto tuttavia di non rientrare a Milano, che ormai, pur se una grande città, ci sembrava troppo stretta e siamo andati a ripopolare un casolare di famiglia in Toscana. Dopo Joburg, New York, Kuala Lumpur e Londra un po’ di pace ci stava.”
Un’esperienza simile l’ha vissuta anche Giuseppe Infantino. “Io ho lavorato in Unilever 32 anni; 15 da VP della logistica all’estero. La mia ultima tappa è stata il Sud America. Con moglie e i figli, volevamo tornare. Quindi mi sono avvicinato a casa. La mia famiglia si è trasferita a Roma mentre io facevo il pendolare Roma-Rotterdam. Quando lasciai definitivamente il mondo delle big corp furono molti i cacciatori di testa che mi cercarono per propormi nuove posizioni in multinazionali. In questo senso ho preferito scalare, e percorrere la prossima fase della mia vita lavorativa avendo un maggiore equilibrio con la mia famiglia e scegliendo le PMI.”
Anche Fabrizio Maioli, Ex Finance Director Unilever, voleva maggior stabilità in Italia. “Formalmente io non sono mai andato via dall’Italia se non per un periodo all’inizio della mia carriera. In Unilever seguivo la parte finanziaria. Una grande multinazionale che ha sedi in tutto il mondo mi implicava continui viaggi. Se dal un lato non posso dire di aver mai lasciato l’Italia dall’altro non posso nemmeno dire di averla vissuta a pieno. Ad un certo punto ho deciso di ridefinire le mie priorità, quindi quando mi han proposto di spostarmi in un'altra nazione ho preferito uscire dal gruppo e a ribilanciare tutti gli aspetti della mia vita personale e professionale.”
Il fisco aiuta
Esiste anche una normativa recente che è volta ad incentivare l’ingresso in Italia di lavoratori indipendenti. Si chiama regime dei Lavoratori Rimpatriati. Si tratta di una norma introdotta per la prima volta dall’articolo 16 del D.lgs. n. 147/15 modificata (per l’ultima volta) dal Decreto Crescita, D.L. n. 34/19. Il Decreto Crescita ha apportato ingenti modifiche alla disciplina dei Lavoratori Rimpatriati in Italia. La ratio della misura è intuitiva, garantire una esenzione fiscale ai contribuenti che decidono di trasferire la residenza fiscale nel nostro Paese. Per questi lavoratori è riservata una particolare agevolazione fiscale. Mi riferisco alla possibilità di tassare al 30% (o 10%) i redditi da lavoro dipendente, lavoro autonomo o di impresa (esercitati in forma individuale) per 5 periodi di imposta (di base) estendibili, al verificarsi di ulteriori condizioni, per ulteriori cinque anni. Salvo modifiche questa norma si applica a tutti i lavoratori indipendenti tra cui ricadono anche i Fractional manager. Per molti manager dipendenti che vivono e lavorano all’estero questo decreto è una grande opportunità per rientrare in Italia.
Anche Pietrini vede positivamente questa opportunità: “molti colleghi fractional rientrati in Italia hanno potuto avvantaggiarsi di questo decreto. C’è da considerare che lavorando all’estero per parecchi anni, come dipendente, il tornare in Italia e diventare liberi professionisti sono due stress emotivi e organizzative importanti. In YOURgroup hanno la possibilità di trovare un “cuscinetto emotivo, organizzativo e logistico che, se fossero indipendenti e da soli, mancherebbe totalmente loro. Il vantaggio fiscale è un ulteriore elemento positivo. In pratica un manager che torna in Italia con noi può operare in un ambito internazionale e di grande livello, dove può confrontarsi con altri manager “rimpatriati” e creare relazioni e coesione. A questo si aggiunge l’opportunità di mettere a frutto le sue esperienze estere con PMI che, mai come in questo momento, hanno necessità di avere managerialità formata in ambiti sfidanti come i mercati esteri”
Il ritorno e la visione frazionale
Tornare in Italia è sicuramente un passo importante, dopo anni a lavorare “fuori”. Tuttavia molti manager, abituati a sistemi sociali ed economici differenti, possono trovare il ritorno sfidante. In tal senso la visione e la modalità frazionale offrono un “soft landing” che molti manager trovano ideale. “Sono rientrato con l’idea di prendermi un periodo sabbatico.” Mi spiega Colombo. “Sapevo che la mia vita nelle corporation era prossima al termine e volevo nuove sfide. Nella posizione che avevo non potevo più fare esperienze, non c’era più nulla che potevo veramente imparare; mentre la scelta di scalare mi ha permesso di affrontare sfide che, nel mondo corporativo, non avrei mai vissuto. I casi della vita mi han permesso di rincontrare un vecchio amico e collega che, nel frattempo, si era trasferito in Toscana dagli Usa. Mi ha coinvolto nelle sue attività di lecturing all’università e poi mi ha chiesto se volevo lavorare con lui: una piccola agenzia di branding, una boutique indipendente. Poi un giorno ho letto su una rivista di pubblicità del fenomeno fractional in Usa. Mi sono incuriosito e ho cercato se ci fossero realtà italiane. Ho trovato YOURgroup e ho deciso di entrare nel gruppo.” Conclude Colombo.
Anche Infantino ha una visione simile. “All’inizio volevo prendermi sabbatico e non lavorare più. Scoppiata la pandemia dopo un po’ il fare nulla mi pesava. Mi han contattato AIM che fa interim. Poi mi han presentato Pietrini: avevo conosciuto altre realtà di temporary ma la visione di Fractional di YOURgroup mi è piaciuta da subito. Soprattutto mi ha colpito Pietrini: un approccio empatico ed umano. In YOURgroup ho scoperto che non sei parte di un ingranaggio, ma sei in famiglia. Vivi il cliente in modo completo, molte altre realtà cercano di tenerti separato dal cliente e estrarti il maggior valore.” Conclude Infantino.
“Uscito da Unilever; domanda: cosa faccio?” Si è domandato Maioli. “Altra corporation? 8-10 ore al giorno in un’altra corporation sotto un altro capo. Avevo voglia di novità ed ho scoperto YOURgroup su Google, ho scritto a Pietrini, abbiamo scoperto che abitavamo addirittura nello stesso quartiere a Roma. Ci siamo visti per un caffè e Andrea mi ha spiegato il progetto e la sintonia è stata immediata. Allora YOURgroup si chiamava ancora yourCFO ed era un gruppo piccolo anche se già in crescita, non come oggi che conta oltre 300 partner. A me piaceva insegnare e con Andrea e YOURgroup ho avuto anche l’opportunità di insegnare ai giovani in alcuni di corsi di finanza aziendale. Poi abbiamo cominciato con delle opportunità molto interessanti con alcune PMI. Il fractional mi consente di lavorare con chi voglio; se il progetto mi interessa lo seguo. Decido io insieme al cliente quanto e come modulare il lavoro. Sono appena diventato nonno e mi piace poter gestire il mio tempo: vedere crescere i miei nipoti ma intanto fare progetti con clienti che sono in sintonia con me. Ogni volta che finisco un progetto passo ad un altro ed è una crescita continua che, in un mondo corporativo, difficilmente avrei avuto.” Conclude Maioli.
Multipolarità e manager frazionali rimpatriati
La multipolarità è un fenomeno in apparenza distante dalle PMI italiane. Spesso si percepisce l’Italia come un “piccolo mondo antico” con le sue PMI di filiera che, pur operando come parte di un sistema complesso, ignorano le varia bili straniere. Usi, costumi, attitudini lavorative, stili di contrattazione sono elementi spesso trascurate dalle PMI italiane. Leggi e codici operativi non europei sono egualmente argomenti poco familiari. I manager italiani che rimpatriano hanno un bagaglio di conoscenze e contatti che possono essere valorizzati dalle PMI italiane. Pensiamo solo allo sviluppo business, la ricerca di capitali e fornitori. Molti manager rimpatriati portano con sé tutto il mondo straniero di cui han fatto parte.
“I manager rientrati che decidono di divenire fractional sono portatori di visioni internazionali. La complessità che il mondo multipolare ci sta portando è solo all’inizio. Intere filiere di approvvigionamento di materie prime, dal gas al nickel, dall’olio di girasole alla creta, dovranno divenire più dinamiche, in grado di cogliere le opportunità date dall’emergere dei nuovi centri di potere. Egualmente questo nuovo mondo non più piatto e prevedibile, rappresenta anche un rischio. Molte PMI ad oggi non hanno mai affrontato un periodo di questo genere. I manager rimpatriato fractional sono un valore in quanto persone che hanno compreso e operato in contesti sfidanti come l’Asia, il latino America o il centro asia: tutte regione da cui provengono materie prime e semi lavorati vitali per le nostre PMI di filiera” Conferma Pietrini.
Il grande valore rappresentato dai manager frazionali rientrati in Italia è in assoluto un vantaggio per ogni azienda PMI che vuole sfruttare i cambiamenti repentini che stanno interessando tutto il mondo occidentale cogliendo a pieno ogni opportunità.